(Non) Votare a Graz

Questo articolo è per non dimenticare uno dei fatti più spiacevoli della mia recente residenza all’estero. Ho scritto e inviato la lettera sotto riportata alle maggiori testate giornalistiche nazionali, oltre che alle redazioni di alcune trasmissioni televisive tipo “Report”. Non mi aspettavo reazioni eclatanti. Tant’è vero che … non ne ho ricevute affatto.

Graz 11 Maggio 2019
Salve,
sono un ingegnere elettronico, impiegato come R&D manager presso una azienda della “Silicon Valley” austriaca, Graz.
Scrivo, seppur non ufficialmente, anche a nome di una parte della comunità di italiani residenti nel capoluogo della Stiria. Per vostra informazione, secondo l’ultimo censimento che risale allo scorso gennaio 2019, in città e provincia siamo oltre duemila.
In questi giorni stiamo ricevendo le raccomandate inviate dal Ministero degli Interni. Secondo la lettera, al contrario dei precedenti turni elettorali, per esprimere il nostro voto dovremmo recarci tutti all’ambasciata italiana a Vienna, 200 km di autostrada, il 24 maggio, giorno lavorativo, oppure sabato 25.
Considerata la distanza tra Graz e Vienna, alla pari di tutti i connazionali con cui ho avuto l’occasione di parlare, reputo la decisione di non aprire un seggio elettorale in città un impedimento al godimento dei nostri diritti costituzionali. È facile comprendere che per varie ragioni, non tutti potranno permettersi il viaggio.
Abbiamo scritto all’indirizzo di riferimento per l’Austria del Ministero degli Interni e come risposta abbiamo ricevuto, copia-incolla, le scuse dell’Ambasciata di Vienna per la mancata rappresentanza consolare a Graz, senza la quale sembra non essere possibile aprire un seggio. Il problema pertanto resta irrisolto.
Mi chiedo, e giro la domanda anche a voi, è proprio così difficile organizzare un seggio elettorale in una città di 250 mila abitanti per quasi duemila elettori? Ed è mai possibile che si possano sbrigare on-line tutte le pratiche possibili ma che non si possa ancora esprimere un voto?
Grazie,
Distinti Saluti
Tiberio Fanti
Graz
Austria

Gli Assegni Familiari

Un’opportunità da non trascurare

Sebbene non abbia tempo per raccontare tutto quello che vorrei di questa esperienza all’estero (e di cose da raccontare ce ne sarebbero …), ogni tanto accadono delle cose per le quali conviene fermarsi un attimo e sfruttare questo strumento del blog per rendersi utile, o almeno provarci, alla massa di connazionali che continua ad arrivare senza tregua in Stiria. Fonti attendibili riportano che solo nella città di Graz il numero di cittadini italiani residenti abbia superato abbondantemente le duemila unità: si parla di quasi l’1% della popolazione residente nei quartieri storici della città. Considerando poi che, per scelta (o per gusto), gli italiani prediligono due o tre quartieri ben noti, le probabilità di incappare in un connazionale mentre si è a spasso o in qualunque altro luogo pubblico, diventa molto più alta. Per inciso, si tratta spesso di giovani o meno giovani famiglie, per natura chiassose e quindi facilmente identificabili nella folla. Se siete in crisi mistica da lontananza dal suolo natio, consiglio un giro il sabato mattina nei supermercati della Spar, dove i prodotti italiani abbondano e anche i carrelli pieni di bambini piccoli che urlano “latte! biscotti! prosciutto!”, muovendosi tra gli scaffali.

Proprio per queste famiglie, ma anche per coloro che hanno scelto di lasciare la loro in Italia, il discorso degli assegni familiari è un argomento da affrontare subito: se non altro perché è retroattivo (ovvero si riscuotono le competenze maturate dal momento in cui il proprio centro di interessi professionali e fiscali è diventata l’Austria) e, nel momento esatto del riconoscimento, la quota ricevuta come conguaglio val bene lo sforzo affrontato per ottenerli. Il quale sforzo, va detto subito e chiaramente, non è da sottovalutare.

Al contrario di quanto accade nel nostro amato Bel Paese, in Austria l’assegno familiare è percepito mensilmente (e con regolarità … svizzera), sotto forma di un vero e proprio versamento (al netto delle imposte) sul proprio conto corrente e costituisce una voce importante del budget familiare. C’è da dire anche che viene riconosciuto, indipendentemente dal reddito percepito, a chiunque sia in regola con la propria posizione amministrativa e dimostri di pagare le tasse sui redditi. Ottenere gli assegni non è difficile, in teoria. Lo diventa quando si mettono in campo due forze ostili: la lingua tedesca, nonché la scarsa propensione dell’impiegato statale a parlare inglese (“vuoi i soldi? fatti capire”) e … l’INPS!!!

Il rischio principale che si corre è quello di farsi più volte un viaggio al fantomatico FinanzAmt (l’equivalente della nostra Agenzia delle Entrate). Un viaggio che per color che non parlano bene il tedesco può dimostrarsi, come accaduto a me un anno e mezzo fa, anche … imbarazzante, se non proprio umiliante e fonte di incazzature. Già, perché se becchi allo sportello la persona giusta, che parla inglese e che “ha voglia”, allora risolvi in un attimo; magari ti consiglia pure, ti corregge al volo i fogli e inoltra la pratica. Ma se trovi quella sbagliata, magari “girata” per tutte queste facce straniere che fanno la fila al proprio sportello, prima ancora che tu riesca a pronunciare la frase di circostanza per spiegare che non mastichi bene la loro lingua, prendi in faccia una sportellata sonora che ti fa pensare subito: “ma a me … chi me lo ha fatto fare?

La quota in ballo, però, è abbastanza alta e certe cose bisogna mandarle giù. Aggiungo che, per esperienza vissuta (per giunta nell’efficientissima Lombardia), per convincersi che non c’è nulla di tanto disumano e diverso dall’Italia, è sufficiente domandarsi come i dipendenti degli uffici pubblici italiani trattano mediamente ogni giorno non solo gli stranieri ma tutti i loro clienti. Posso testimoniare comunque che di st###zi “certificati” se ne trovano in anche qua e che il tipo che abbiamo incontrato al nostro primo tentativo di presentare domanda era uno degli peggiori esemplari. Fortuna che non ci siamo persi d’animo e salutatolo generosamente abbiamo fatto dieci passi indietro e staccato un altro biglietto per provare in un altro sportello dove, con un po’ di fortuna, abbiamo trovato un’anima pia che ci ha detto come muoverci.

Prima di spiegare, in modo tabellare, cosa preparare per il primo (e sperabilmente ultimo) incontro, va fatta una premessa. Ho citato l’INPS come seconda forza ostile e non a caso. Già perché, giustamente, in accordo alle convenzioni esistenti tra le nazioni dell’Unione Europea, dopo la verifica della regolare posizione amministrativa locale (hai figli, sono a tuo carico, vanno a scuola, paghi le tasse, …), il secondo obiettivo del FinanzAmt è quello di accertarsi che tu non stia percependo assegni dal governo italiano. Per cui, è necessario compilare una domanda (il famoso modulo E411) di accertamento che il FinanzAmt inoltrerà personalmente all’ufficio INPS di competenza, nel tuo comune o nell’ultimo comune di residenza. L’INPS, infatti, non accetta richieste brevi manu dai richiedenti ma solo dall’equivalente ufficio delle finanze straniero. Ne possiamo solo immaginare la ragione, senza biasimarli, con tutti i furbetti che sono in giro. Bene … il modulo è un modulo standard europeo; gli austriaci preferiscono che tu compili la versione in tedesco, che loro invieranno al tuo ufficio competente italiano, pieno di bolli gallinacei (testimonio di aver visto vidimare col timbro della Repubblica Austriaca ogni singola pagina del modulo con inchiostro rosso). Il modulo deve essere contro-bollato dall’INPS e rispedito al FinanzAmt.

Al ché il dubbio si intrufola nei tuoi sogni notturni: riusciranno all’ufficio INPS di Vattelapesca a capire cosa vuole mai l’impiegato di Vattelafischen? Non sarebbe il caso di anticipare l’arrivo del modulo con una telefonata, una mail, un tuo delegato di persona? E se poi si innervosiscono? Meglio lasciar stare? Qui metti veramente alla prova la tua fiducia nelle istituzioni italiane e nella loro orgogliosa professionalità, quando si tratta di avere a che fare con il fior fiore della burocrazia europea. Nell’ufficio provinciale di mia competenza, ad esempio, certe pratiche vengono svolte dal responsabile generale. Sarà forse perché è l’unico in grado? 🙂

Bene. Vediamo cosa occorre. Copio, passo passo, un foglio volante che ho con me da due anni e che ho già condiviso con altri. Non posso garantire che sia completo ad oggi. Spero sia comunque di aiuto.

NOTA: tutti i documenti citati possono essere copie, fatta eccezione dei due moduli E401 ed E411.

  • Modulo E401 (Stato di Famiglia);
  • Modulo E411 (“non percepisco nulla in Italia”):
    • campo 5 compilato dall’ufficio austriaco;
    • Campi 6 e 9 compilati dall’ufficio INPS (il contro-bollo)
  • Copia delle Carte d’Identità dei bambini (e, per non sbagliare, io ci ho aggiunto anche la mia);
  • Copia del Certificato di Nascita dei bambini (possibilmente in versione multilingua rilasciato dal comune di nascita/residenza o ultima residenza in italia);
  • Copia del Certificato di Matrimonio (possibilmente in versione multilingua);
  • Copia del Meldezzettel e del Bescheinigung di tutta la famiglia;
  • Copia delle E-Card dei bimbi;
  • Copia dell’attestato di frequenza a scuole o asilo (opzionale ma li ho aggiunti comunque);
  • Copia del contratto di lavoro (anche solo il frontespizio) e ultima busta paga;
  • Dichiarazione di impiego del datore di lavoro con specifica della data di assunzione;
  • Modulo austriaco per la richiesta degli assegni familiari (Antrag auf Gewährung)

Come vedete, la carta abbonda. Molti dei documenti dovreste già averli in casa, dal momento che avrete seguito il processo di acquisizione della residenza in Austria (Bescheinigung). L’ultimo form credo si possa trovare on-line, oppure è da prendere anzitempo presso il FinanzAmt.

Se tutto è in regola e l’INPS risponde in tempi ragionevoli, entro un mese riceverete una lettera di benvenuto e la comunicazione del primo, consistente, assegno di conguaglio degli arretrati. Sappiate che con una certa regolarità annuale verranno a chiedervi, per posta, conferma dell’impiego, della composizione del nucleo familiare e dell’iscrizione a scuola dei bimbi. Per gli assegni si fa questo e altro!

Aggiornamento

Questo non è un articolo vero e proprio ma solo una sorta di aggiornamento veloce e anteprima degli argomenti che vorrei trattare, nel caso riesca a trovare ancora il tempo, il “giusto tempo” per scrivere su queste pagine. Il tempo vola, gli impegni familiari e professionali restano prioritari e così tanti buoni proposti impiegano un attimo a finire nel cassetto o, come nel mio caso, in una ormai tipica to-do-list elettronica.

È davvero da molti mesi, forse un anno, che mi proponevo di continuare a scrivere, al punto che più volte ho abbozzato qualcosa puntualmente lasciata a metà. Ad un certo punto ho cominciato a segnarmi gli argomenti come fossero i biglietti delle ordinazioni dal pizzaiolo appuntati nello spillone sul banco di lavoro. Fatto sta che tra studio e lavoro ho dovuto tagliar via ogni distrazione, i biglietti si accumulavano e nei pochi momenti di svago, se non ero stanco avevo altro a cui pensare. Ad un certo punto ho anche cominciato a dubitare della reale necessità di questo blog e se non fosse il caso di cancellarlo: il processo, inevitabile e inarrestabile, di integrazione nella società austriaca ha subito un naturale rallentamento, un plateau o meglio una fase di maturità: per dirla da ingegnere … una saturazione della curva di apprendimento.

Ho anche cambiato un po’ (ma non di molto) le mie iniziali opinioni, grazie alla migliore conoscenza della lingua, degli usi comuni, della storia, dell’educazione e del pensiero di tanti austriaci, al punto che ora non ho il coraggio di rileggere quanto scritto appena arrivato. Ho paura di scoprire di aver esagerato o scritto una serie di grandi cazzate. Resto ancora dell’idea che con tutti i difetti possibili e immaginabili, noi italiani abbiamo ancora il miglior stile di vita (per non parlar del paese) del mondo. Solo che gli altri stanno recuperando lo svantaggio e avanzano di gran carriera.

Tornando al blog, è bastato l’arrivo recente di altri italiani in città a farmi ricordare i miei iniziali dubbi e patimenti e farmi tornare la voglia di descrivere le impressioni di un italiano al di là delle Alpi. Per inciso: solo a Graz si contano più di duemila e duecento italiani. L’ha detto il sindaco in persona, come tutti gli stiriani grande amante e ammiratore della nostra cultura. Si tratta in gran parte di studenti universitari e professionisti, spesso con famiglia al seguito. Questi ultimi sono sempre ben disposti a far amicizia, supportarsi (anche solo verbalmente) e scambiare esperienze e opinioni. Che si tratti di ingegneri o pizzaioli non importa: non appena si sente parlare italiano oltre lo scaffale al supermercato, il carrello della spesa si anima da solo e comincia ad abbordare il carrello compatriota.

In casa la priorità sono i ragazzi, da seguire e supportare nei loro studi. A dire il vero, il grande va già per la sua strada da un po’ e si rifiuta di essere pedinato e aiutato nelle sue peripezie scolastico-sportive, anche a rischio di prendere delle dure legnate in ambo i settori. Speriamo solo che non torni accompagnato dalla polizia o dal padre di qualche indigena. La piccola invece non è ancora entrata in quell’età del fanc…ismo a tutti i costi: per cui riusciamo a starle dietro e a guidarla un po’ meglio.

Al lavoro invece, andatosene il manager che mi aveva assunto, ho dovuto accollarmi gran parte delle sue funzioni e mi sono presto ritrovato a guidare un gruppo multinazionale di giovanotti che solo un anno fa avrei passato al tritacarne, rimpiangendo molti colleghi milanesi e romani, ma che ora cominciano a dare dei buoni frutti: anche sul piano interpersonale. Dalle e dalle … 

Per cui, solo di recente, avendo trovato un po’ più di equilibrio, ho ripreso a far sport, a prendere in mano un libro che non sia una specifica tecnica, ad accordare la chitarre, a lavorare al mio blog fotografico e a seguire un po’ più da vicino le gesta sportive dei ragazzi. Cosa poteva mancare? Riprendere in mano il blog del self-expatriate!

Ω

Graz

Ci sono. Ho trascorso un periodo di eclissamento dovuto al cambio di residenza, all’apertura delle scuole e ad un impegno professionale più demanding del previsto.

Tra poco sarò anche in grado di connettermi ad internet da casa. Ciò dovrebbe darmi un più ampio spazio di manovra, almeno serale, anche su queste pagine. Ho trascurato un po’ tutto, cercando di non trascurare almeno la mia famiglia e i paletti della snervante burocrazia austriaca.

 

Bene. Per compensare la mia assenza, comincio a pubblicare un paio di timelapse niente male girati e composti da un indigeno. Vi daranno una vaga idea di quello che offre la città durante l’anno e il periodo natalizio. A presto.

Advent in Graz – Timelapse from Johannes Baumann on Vimeo.

Senza tregua

Approfitto di un breve momento di pausa (in realtà solo apparente, dal momento che in questo periodo non posso permettermi di meglio che immaginare di esserlo) per tornare a farmi vivo su questa pagina. Dovevo finire nella pancia della grande balena giallo-blu per ricordarmi che da un po’ di tempo non trasmettevo mie notizie attraverso i più moderni e avanzati sistemi telematici. La verità è che, obtorto collo, mi sono tenuto lontano da Internet per scopi privati per quasi un mese. E non mi sembra che ne abbia risentito.

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Dacci oggi …

Anche se con un po’ di affanno in questo momento convulso in cui tutto sta per accadere, cerco di non dimenticare l’impegno preso inizialmente con queste pagine. Non ho tempo di dilungarmi in parole. Verranno tempi migliori. Mi limito a caricare qualche foto fatta in giro in questi ultimi giorni con la famiglia. Quelle che seguono sono relative ad un villaggio museo mantenuto e ricostruito in una valle non lontano da qui, dove il tempo sembra essersi fermato un centinaio di anni fa, quando le parole del Padre Nostro avevano davvero senso.

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Senza essere troppo maliziosi, mi viene da commentare che questo non riesce poi tanto difficile in un paese come questo, a doppia trazione. Giorni feriali a lievitazione magnetica, giorni festivi a carbone.

🙂

Ω

Eccoci qui!

Sono le sette e trenta di una domenica mattina. È giorno fatto da un po’ e nonostante le tapparelle siano completamente abbassate e girate per filtrare quanto più possibile i raggi del sole del mattino, in casa, in questa nuova casa temporanea a Graz, l’intensità della luce che passa è tale da avermi svegliato più presto del solito. Nonostante la sveglia anticipata e la bellissima giornata di sole che si preannuncia, non credo che farò il mio solito giro in bicicletta. Ho altro a cui badare. Il programma giornaliero è già fissato.

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Il vero oro stiriano

Ci sono cose che mi prefiggo di fare e per le quali non sto più in pace finché non le ho portate a termine. Spesso mi rendo conto che si tratta di rigurgiti di gioventù: cose che a mente fredda non ci spenderei molte energie e pensieri, come partire in bici e farmi 120 km sotto il sole cocente di domenica scorsa. Altre cose, invece, faccio una gran fatica a portarle a termine. E questo mi accade soprattutto con le cose serie. Non so se sia più saggezza o ansia da rischio di fallimento. Magari facessi il super-giovane con tutto! Sono un monumento all’incompletezza.

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‘cause it’s my Life!

Oggi pomeriggio mi sono sentito chiedere come mai siamo disposti a spendere tanti soldi in un macchinoso trasloco, solo per portarci dietro una gran quantità di libri che abbiamo già letto, che difficilmente avremo la possibilità di leggere nuovamente e che i figli forse non avranno mai il tempo o la voglia di leggere, travolti dalla tecnologia che avanza. Libri, quaderni e altro materiale che tra l’altro potremmo forse essere costretti a spostare nuovamente chissà fra quanto tempo. E che dire degli arredi da parete e gli utensili da cucina, facilmente reperibili nell’onnipresente centro commerciale svedese? E i vestiti che abbiamo messo una sola volta nella nostra vita e probabilmente non metteremo mai più?

Spiazzato, ho saputo trovare una sola risposta: perché sono la nostra vita, la nostra memoria, che non vogliamo cancellare. E perché non abbiamo altro, oltre noi stessi e l’amore che ci tiene insieme.

Ω

Un salame all’Autogrill

Ho fatto il viaggio dello scorso fine settimana insieme a un collega di Monza. La sua auto è molto più nuova, comoda e performante della mia: per cui al ritorno non mi sono neanche azzardato a proporre un equo scambio. E non credo che ne sarebbe interessato. Per chi è abituato a percorrere molti chilometri (e lui è davvero uno di quelli che si fanno la strada da Graz a Milano tutti i santi fine settimana), starsene seduto al posto del viaggiatore è una specie di tortura e posso immaginare che lo sia ancor di più se l’auto su cui si viaggia è rumorosa, scomoda e non perfettamente condizionata.

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